Stringente dovere di cronaca e vanaglorioso autocompiacimento mi spingono a dire che… c’è qualcuno che parla di noi.
Di piccola pasticceria sperimentale, innanzitutto, e di me
che le sono indissolubilmente legata.
Il preludio a quella che diventerà una rubrica fissa su Cult, che riporto in calce nella sua
versione integrale.
Un’intervista deliziosa, frutto di una penna deliziosa, e di
un amico.
Presentare Alessandra Dammone non è facile.
Sappiamo che ama le parole, eppure il buon senso impone una
sintesi.
Sappiamo che quelle stesse parole si combinano nella sua
vita scomponendosi poi tra le pagine di un libro e tra i fornelli, accesi come
il suo sorriso.
Perché Alessandra Dammone è una mamma editor, una blogger e
un alchimista dei nostri desideri più dolci.
Quelli spolverati di cannella, al pistacchio, alla fragola o
al cioccolato.
Persino la sua cagnolina ha un nome e un pedigree che
mettono di buon umore: Crème Brûlée Della
Kalesa, sorella del nobile Cannolo e della blasonatissima Babà.
Ricapitoliamo: abbiamo tutti gli ingredienti per la nostra
intervista, il gusto della parola e lo zucchero a velo.
Perché è piccola la tua pasticceria sperimentale?
Perché racconta
piccoli dolci in piccoli spazi, quelli della mia cucina e della mia vita.
Ti rendi conto che, da editor, sarebbe stato più logico un
blog letterario?
Più logico, certo, e
forse anche più utile. Ma sono attributi che ho deciso di eliminare dalle pagine
che parlano di me. Niente che sia veramente bello, o sincero, è mai stato
logico o utile.
Il cuore antico della Sicilia, quale sapore ti suggerisce?
Un sapore dolce e
amaro, quello delle mandorle tostate e della cubbaita da mangiare per strada.
E una mamma che tiene per mano la sua bambina?
È il gusto della mia
infanzia. Sa di riso stracotto nel latte e profumato alla vaniglia.
Se fosse un uomo che guarda negli occhi una donna?
Un sapore morbido ma
intenso, un gusto rotondo e persistente: una namelaka al cioccolato fondente
con 70% di cacao.
Le tue parole preferite?
Raccontano la precisione
e la pazienza necessarie al mio lavoro: il bisogno di avere contezza di ciò che
si fa e la paura dei refusi, tra le pagine di un libro come in cucina. In
generale, poi, ho un debole per i congiuntivi e per chi sa declinarli
correttamente.
Qual è il vestito giusto che indosseresti per accompagnare
una cassata?
Una cassata è un dolce
importante, ricco e… completo. Direi che il modo migliore di accompagnarla è
quello di non indossare nessun vestito.
Sorride Alessandra e sembra cercare una parola. Invece tira
fuori un cucchiaino.
Assaggia: è una mousse
di pistacchi leggera e capricciosa, provala su questa scaglietta al cacao.
È proprio vero, Alessandra Dammone è l’alchimista dei nostri
desideri più dolci. Le sue parole restano su questa pagina come una deliziosa
macchia di cioccolata.
150 g torrone
60 g cioccolato fondente
30 g pistacchi sgusciati
250 g panna
100 g zucchero
20 g acqua
40 g albumi
Sbollentare
i pistacchi in acqua bollente per qualche secondo, scolarli e privarli
della pellicina scura, poi passarli qualche minuto nel forno caldo a 60°
per farli asciugare.
Versare
85 g di zucchero semolato in un pentolino con l'acqua, e portare a
121° C. Nel frattempo schiumare di albumi e, quando lo sciroppo sarà
arrivato a temperatura, versarlo a filo sulla parete della planetaria in movimento. Continuare la lavorazione finché la meringa
si sarà intiepidita.
Montare
la panna e incorporarla alla meringa, poi aggiungere il torrone
sbriciolato, il cioccolato tritato grossolanamente e i pistacchi
sgusciati. Versare il composto in una sacca da pasticceria e
suddividerlo negli stampini monoporzione.
Fare freddare in freezer e decorare con strisce di cioccolato fondente temperato.
3 commenti:
Complimenti Alessandra!!!!
E la ricetta è una sogno :-)
Grazie tesoro!
Questa sarebbe buona accanto a una cioccolata calda, e ad una buona amica con cui fare due chiacchiere...
Sei il mio orgoglio!!!
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