venerdì 30 agosto 2013

Diamantini al cacao

Certi amori sono così.
Non proprio una buona idea.
Non esattamente una storia semplice.
Niente fiori per il compleanno.

Il segreto è la cura.
Eppure restano lì.
Ostinati.
Senza attenzione.
Non una nemesi.
Nemmeno una condanna.
Piuttosto uno schiaffo a mano aperta.
Senza motivo per farlo.
Restano.

Un affitto senza canone. 
Una finestra senza panorama.
Un libro senza lettori.

Certi amori sono così.
Non esattamente una buona idea. 
Purtroppo, l'unica.


200 g burro
75 g zucchero a velo
200 g farina debole
una bacca di vaniglia
25 g cacao in polvere  
1 pizzico sale
zucchero di canna per la finitura

Impastare il burro con gli altri ingredienti nella planetaria, con la foglia, oppure a mano fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Formare dei filoncini larghi due cm circa e fare freddare bene in frigorifero. 
Tagliare delle rondelle regolari da un cm circa, passare i biscotti nello zucchero di canna e infornare a 160°C per 15 minuti circa.  

mercoledì 28 agosto 2013

Crumble alle more

Vacanze.

Cose che dovevo fare e non ho fatto:

- alzarmi tardi. Non ne sono capace, dovrò farmene una ragione prima o poi;
- un po' di dieta, ché non ne vale proprio la pena;
- spegnere il computer, e anche i pensieri;
- mettere su carta qualcuna delle interviste che devo;
- trasformare questo blog in un sito, ché ci siamo quasi, manca giusto un soffio.

Cose impreviste, e meravigliose:
- una consecutio bambina, eppure impeccabile;
- una bottiglia speciale, ché la famiglia si allarga;
- silenzi la mattina presto, e la sera
chiacchiere in libertà;
- parole dense e scatti privati;
- un libro in più di quelli previsti;
- un'amica lontana, che in fondo è sempre con me.

Porta di casa.
 
È stato bello.
Sono pronta.
Sarà ancora meglio.



Per il crumble: 
150 g farina di mandorle
100 g burro freddo
100 g zucchero di canna

Per il ripieno:
more 
zucchero di canna

Per la torta:
100 g burro pomata
80 g zucchero
2 cucchiaini estratto di vaniglia
la scorza di un limone bio
2 uova
100 g farina debole
1 cucchiaino baking

Per il crumble. Impastare insieme tutti gli ingredienti, a mano o nel cutter, e fare riposare in frigorifero. 
Per la torta: lavorare il burro con lo zucchero fino a renderlo spumoso, aggiungere l'estratto di vaniglia, la scorza di limone grattugiata e un uovo alla volta. Setacciare la farina con il lievito e unire al composto. Versare in una tortiera da 22 cm con il solo fondo coperto di carta da forno, disporre sopra le more e lo zucchero di canna.
Distribuire grosse briciole di crumble sulla frutta, in modo da coprirla tutta, e infornare per 45 minuti circa a 160°C. 

Servire fredda, con un sorriso.

sabato 17 agosto 2013

Cocotte al gelo di anguria e dacquoise al pistacchio

Agosto è il mese dei desideri.
Il mese in cui tutto è possibile e i sogni sono progetti in fase di compimento.
In cui ogni cosa è realizzabile, purché la si voglia davvero.
È il mese delle passioni folli e irragionevoli.
Dell'hic et nunc, del non posso aspettare.
Del fuoco assoluto e di quello fatuo.
Della gioia egoista, senza chiedere permesso.
Il mese dei baccanali alimentari, e di quelli sentimentali.

Ma poi agosto finisce, e si diventa adulti.

Succede con lenta e inesorabile cattiveria, senza traumi, ché a quelli almeno si reagisce.
Succede un pomeriggio, appena dopo le sei, con una pioggia di quelle che proprio non ti aspettavi.
È l'acqua chiamata dal solstizio, che bagna i capelli e inumidisce i pensieri.
È l'acqua degli anni.
Del dolore, più che delle urla.
Dei sospiri, più che dei singhiozzi.
L'acqua della vita e delle responsabilità, che cambia l'umore e trasforma il sorriso.
È lenta e sottile, come un castigo.
Cambia i colori di quello che era tuo, e che ora vedi fuori fuoco attraverso vetri languidi.
È acqua sul fuoco.
Confonde gli spazi e ridisegna i contorni vitali.
Attraversa una stagione e accompagna verso un'altra.

Agosto è il mese dei desideri.
Settembre quello in cui speriamo di realizzarli.
Peccato che strada facendo qualcuno si sciolga dietro il vetro di una finestra bagnata, appena dopo le sei del pomeriggio.


Per la dacquoise al pistacchio:
200 g albumi
125 g zucchero
190 g farina di pistacchi
140 g zucchero
50 g farina di riso

Per il gelo:
1 l succo di anguria filtrato
70 g amido di mais
zucchero q.b.
qualche fiore di gelsomino
1 stecca cannella

Per decorare:
pistacchi tritati
cioccolato fondente
cannella in polvere

Per la dacquoise. Montare gli albumi con i 125 grammi di zucchero, poi unire la farina di pistacchi miscelata allo zucchero restante e alle farine. 
Versare il composto su una leccarda rivestita di carta da forno e spatolare la superficie fino a renderla liscia. 
Cuocere in forno a 180°, fare freddare. Coppare dei cerchi della stessa dimensione delle cocotte, e adagiarli sul fondo delle stesse. 

Per il gelo. Tagliare a fette l'anguria, privarla dei semi e passarla al passaverdure. Filtrare il succo e aggiungere lo zucchero, in quantità variabile a seconda della dolcezza del frutto. 
Sciogliere bene l'amido in una piccola parte di succo, aggiungere il succo restante e portare sul fuoco, insieme ai fiori di gelsomino e alla stecca di cannella. 
Cuocere a fuoco lento, mescolando continuamente finché il gelo non si addensa. 
Fare intiepidire, eliminare il gelsomino e la cannella e versare nelle cocotte, sopra i fondi di dacquoise al pistacchio. 
Regolarsi con le proporzioni tra dacquoise e gelo, a seconda della profondità delle cocotte. 
Fare freddare il gelo in frigo e decorare con pistacchi tritati, cioccolato fondente e cannella in polvere.

venerdì 2 agosto 2013

Crostata al gelo di anguria

La prima volta che ti ho guardato in faccia non ero mica tanto convinta.

Avevi gli occhi di un colore mai visto, e promettevi un gran chiasso. 
Tu che il disordine l'hai nelle vene, e io che la razionalità ce l'ho nel cuore.
Tu che sei nata per comunicare, io per tacere.
Tu che passi la giornata a canticchiare canzoni sconosciute alle orecchie mortali, e io che quando proprio devo dire una cosa la scrivo.

Non eravamo un gran coppia sulla carta, diciamo la verità.
Ci mancavano i numeri, o almeno mancavano tutti i miei.
Perché io non sono mai stata una buona metà di niente.
Ho sempre fatto troppa fatica ad essere un intero mediamente equilibrato per pensare di potermi dividere con qualcuno.

Ma tu non hai chiesto permesso, come tutte le cose migliori.
Sei arrivata per sederti con i jeans sporchi di sugo sul divano di pelle che amo, e addio all'ordine simmetrico dei miei cuscini.
Hai preso i miei fianchi spigolosi e li hai resi morbidi, per poggiarci su i ricci senza farti male.
Hai preteso che ti consegnassi tutte le mie parole, per restituirmele migliori.

Non avevamo le potenzialità per essere una gran coppia, ma adesso lo siamo.
Perché ora che sono più lucida di quella prima volta, penso che il colore strano dei tuoi occhi sia di gran lunga il più bello che c'è.
Perché tu sei l'intero migliore che io conosca.
Perché non credo che potrebbe capitarmi niente di meglio che essere la metà di qualunque cosa, insieme a te. 

Non so davvero se saremo per sempre una gran coppia.
Forse ci perderemo per strada, perché io non sarò un motivo sufficiente per rimanere. 
Forse ti verranno a noia le parole dense, e cercherai una leggerezza che io non conosco.
Forse, semplicemente, vorrai essere libera, e cercare la tua strada, lontano da me.

Non so se saremo a lungo una gran coppia.
Ma io tiferò per te, e amerò il tuo intero per sempre, anche quando non sarà più la mia metà.
Lo credo.
Lo voglio.
Lo giuro.



Per la pâte sucrée:
105 g burro
50 g uova
175 g zucchero a velo
60 g farina di mandorle
5 g fior di sale
120 g farina debole
340 g farina debole

Per il gelo:
1/2 l succo di anguria filtrato
35 gr amido di mais
zucchero q.b.
qualche fiore di gelsomino 
1/2 stecca di cannelle

Per la pâte sucrée. Unire nella planetaria con la foglia il burro a 22-25° C con lo zucchero a velo, le uova e il sale, poi aggiungere la farina di mandorle e la prima quantità di farina. Amalgamare bene, quindi finire unendo velocemente la seconda quantità di farina. Fare freddare la pasta in frigorifero per almeno una notte, stendere ad un'altezza di 3 mm e fare riposare in frigorifero.

Per il gelo. Tagliare a fette l'anguria, privarla dei semi e passarla al passaverdure. Filtrare il succo e aggiungere lo zucchero, in quantità variabile a seconda della dolcezza del frutto. Sciogliere bene l'amido in una piccola parte di succo, aggiungere il succo restante e portare sul fuoco, insieme ai fiori di gelsomino e alla stecca di cannella. Cuocere a fuoco lento, mescolando continuamente finché il gelo non si addensa. Fare intiepidire, eliminare il gelsomino e la cannella e versare sopra il guscio di pasta. Terminare con le strisce di frolla e infornare a 170°C fino a colorazione. Una volta raffreddata, sformare e decorare con granella di pistacchi.

venerdì 28 giugno 2013

Crema di tapioca e fragole

Giugno è un mese adolescente.

Ha messo via l'arcobaleno dei coriandoli sui carri di Carnevale, ma non ha fatto in tempo a smaltire gli zuccheri delle sfince, per San Giuseppe.

Ha spostato avanti le lancette dell'orologio, ché ne vale la pena godersi questo bel sole, ma quell'ora di sonno persa ancora non è riuscito a mandarla giù.
Ha festeggiato la liberazione dalle miserie della storia, inneggiato all'importanza della dignità del lavoro e si raccoglie in riflessione, per capire quale sia il senso di uno stato che arranca nell'onorare la prima e nel santificare il secondo.

Giugno è troppo avanti con la primavera.

Ha archiviato l'irruente poesia del glicine, con la sua esplosione di vita che sembrava smarrita e si è abituato agli occhi che bruciano, sempre rossi, e al naso chiuso, che questa parietaria chissà chi l'ha inventata e soprattutto perché.


Eppure non è ancora estate.

Non è capelli umidi sulla nuca che si asciugheranno da soli.
Non è una t-shirt per dormire, e nulla più. 
Non è mare dal terrazzo, la sera prima di andare a dormire, a piedi scalzi, con un libro tra i pensieri e un sogno tra le mani. 

È il mese dell'epoché, delle sospensioni.

È uno sguardo che non è ancora bacio. 

È un bacio che non è ancora sesso. 
È un sesso che non è ancora amore.



                                     


Per la crema di tapioca:
5 dl latte
90 g perle di tapioca
30 g zucchero
1 baccello di vaniglia

Per la bavarese:
90 g latte
30 g tuorli
40 g zucchero
3 g gelatina 
75 g panna



Per le fragole:
200 g fragole
10 g succo di limone
25 g zucchero
1/2 cucchiaio di aceto balsamico

Per la cream di tapioca. Lavare le perle di tapioca, sgocciolarle e versarle in un pentolino con il latte e il baccello di vaniglia per venti minuti circa. Aggiungere lo zucchero e cuocere a fuoco lento per 40 minuti, mescolando spesso. Fare freddare in frigorifero.


Per la bavarese. Versare in un pentolino il latte, i tuorli e lo zucchero e portare sul fuoco a 82°C. Fare scendere la temperatura a 45°C e aggiungere la gelatina idratata in acqua fredda. Fare freddare il composto, poi unire la panna semimontata e incorporare delicatamente alla crema di tapioca fredda.

Distribuire nei bicchieri la crema di tapioca alla vaniglia e fare freddare in frigo.

Per le fragole. Lavare le fragole, asciugarle, tagliarle a cubetti regolari e farle marinare con lo zucchero, il limone e l'aceto balsamico.  


Trascorsa mezz'ora, aggiungere ai bicchieri le fragole e decorare a piacere con un biscotto o un ciuffetto di menta.