giovedì 3 agosto 2017

Bavarese di cioccolato al latte

Che poi, per ricominciare davvero, bisognerebbe almeno aver smesso.

Di studiare dolci.
Di pensare dolci.
Di respirare dolci.
Ma questo credo che non succederà mai.

Di parlare di dolci, invece, in privato ho smesso da un po'.
Tornerò a scriverne, e sarà pace col cuore.

Senza neanche una spatola a gomito.
Senza una macchina fotografica.
Con un riflesso di troppo nel cucchiaino, che non ho intenzione di modificare.

Torno ai fondamentali, ché di superfluo so che farmene.
Il cioccolato.
Il primo amore. 
Ricomincio da qui.


Da una ricetta di Eddie Benghanem.

Per la crema inglese:
105 cl latte
105 cl panna fresca 35%
2 tuorli d'uovo
35 g zucchero semolato

Per la crema bavarese:
90 g cioccolato al latte 35%
135 g cioccolato fondente 64%
22,5 cl panna fresca 35%
5 g gelatina

Per la decorazione:
riccioli di cioccolato 
20 g zucchero a velo

Portare a bollore il latte e la panna in una casseruola. Reidratare la gelatina in acqua fredda. Sbattere i tuorli e lo zucchero in una boule. Versare una parte del latte e della panna caldi sui tuorli e mescolare con una frusta. Trasferire il composto nella casseruola e portare a cottura fino a 82° C. 
Versare il composto ottenuto sul cioccolato tritato e la gelatina reidratata. Emulsionare con una frusta, poi con un mixer ad immersione. 
Nella planetaria, montare la panna. Fare raffreddare il composto di cioccolato fino a 40° C, poi versare delicatamente sulla panna montata. Amalgamare delicatamente con una spatola. 
Versare la bavarese nelle verrine prescelte e fare freddare in frigorifero per tre ore almeno. Al momento di servire, decorare con riccioli di cioccolato e spolverizzare con zucchero a velo.

sabato 11 marzo 2017

Grazie davvero

Non so cosa ne pensiate voi, del carcere, però mi ricordo bene le mie granitiche certezze, fino ad un paio d'anni fa.

Per me il carcere era:
- un posto brutto, per persone brutte;
- passarci del tempo voleva dire necessariamente scontare una pena;
- aveva un unico problema: quello del sovraffollamento.

Oggi che ogni mattina varco cancelli, deposito telefoni e affronto 
sacrosanti controlli di sicurezza, ho molti dubbi, poche certezze, e credo che la galera non la conoscerò mai del tutto.

Però posso dire che ogni giorno le persone compiono azioni giuste o sbagliate, dentro e fuori dal carcere, ma che sono e restano innanzitutto persone.
E che la bellezza può raggiungerci ovunque, e non bisogna smettere di esserne grati.

Per questo ai "miei" ragazzi, quelli della Pasticceria Giotto del Carcere di Padova, che non leggeranno questo post, ma che ieri hanno mi hanno regalato un momento di bellezza, voglio dire grazie. Grazie davvero.


sabato 2 gennaio 2016

Crema al caramello e crapotes

Piccole cose.
Buongiorno ogni mattina e buonanotte la sera, nonostante tutto, vicini o lontanissimi.
Concerti a teatro e praline ripiene di meraviglia.
Mulinelli di parole senza freno e poi più niente, che quanto da dirsi ce lo siamo già detti.
Mani bambine sui ricordi più belli.

Sono passati i mesi di un calendario complesso. 
Giorni pieni di vita piena. 
Capelli lunghi che non vorrei mai tagliare. 
Vinicio a segnare il ritmo, almeno il mio, che quelle altre storie non le ho mai capite. 

Bello e denso, il tempo fin qui. 
La gratitudine. 
Le sorprese. 
Non abbiamo pretese. 
Il dolore ce le ha. 

L'ultima pagina di un planning che non era previsto. 
Finisce un anno di anni, di mesi, di vita.
Una musica nuova.

Uno spartito bianco. 
Un tempo inedito.
Che lo spettacolo abbia inizio. 
Su la musica, maestro. 


Crapotes:
500 g pasta sfoglia
200 g zucchero semolato

Crema pasticcera al caramello:
110 g tuorli
15 g zucchero semolato
45 g amido di mais
450 g latte intero
3 g fior di sale
120 g zucchero semolato per il caramello

Per le crapotes. Stendere la pasta sfoglia ad un altezza di 2 mm, spolverarla in maniera uniforme e su entrambi i lati di zucchero semolato. Fare riposare in frigorifero per un'ora.
Tagliare la pasta sfoglia fredda in bastoncini di 3x12 cm, disporli su una placca coperta di carta da forno, coprirli con un'altra placca per non farli sfogliare e cuocere in forno per 20 minuti. Rimuovere la placca e cuocere per altri 10 minuti.

Per la crema al caramello. Sbattere i tuorli con i 15 g di zucchero fino ad ottenere un composto chiaro, aggiungere l'amido.
Scaldare il latte con il fior di sale. Preparare un caramello bruno a secco con lo zucchero, deglassare con il latte tiepido. Versare una parte di latte al caramello sul composto di uova e amido, quindi travasare nella pentola e riportare sul fuoco. Fare bollire per un paio di minuti, sempre mescolando con una frusta. Mixare con un mixer ad immersione, versare su una placca, coprire con pellicola e fare freddare. Una volta fredda, lisciare la crema con una frusta, trasferirla in una sac à poche e riempire i bicchierini. 
Servire accompagnando con le crapotes, e una musica tutta nuova.

mercoledì 28 ottobre 2015

Tarte alla banana e al caffè

Ricomincio da qui.
Da queste righe che profumano di buono.
Da questo posto che sento ancora casa.
Dalle parole che non fanno mai male.

Uno tsunami, questo più o meno è passato.
E se non ha fatto vittime non vuol dire che sia trascorso indenne.
Che non abbia sradicato abitudini, e progetti, e anni di vita. 

Basta non lasciarsi andare, che non sia mai trovarsi in piena tempesta con i capelli fuori posto. 
Non alzare la voce, che di quello non ho proprio nessuna voglia.
E non fermarsi, per nessun motivo, soprattutto non per questo.

Domani è un altro giorno, diceva una ragazza dalla vita stretta.
Le spalle sono abituate, le gambe sono forti.
Faremo tutto il possibile per tenerci in piedi.
E se andrà male, prenderò un bel respiro, mi alzerò, e tornerò a correre forte.
Così è deciso.
È ora.
Via.



Da una ricetta di Philippe Conticini:
200 g pâte sucrée
4 piccole banane mature
20 g di burro, più un poco per lo stampo
2 cucchiai di zucchero vergeoise bruno (in alternativa zucchero di canna scuro)
il succo di mezzo limone
un pizzico abbondante di fior di sale
1 baccello di vaniglia
2 rametti di timo limonato

Per la pâte sucrée al timo limonato (500 g):
230 g farina debole
140 g burro morbido
90 g zucchero a velo
40 g farina di mandorle
1 grosso uovo e 1 tuorlo
2 pizzichi di fior di sale
timo limonato q.b.

Per il burro di mandorla al caffè:
40 g burro
40 g zucchero a velo
20 g farina di mandorle
1 cucchiaio caffè disidratato
2 cucchiai crema pasticcera
1 cucchiaio rum

Per la crema pasticcera (600 g):
50 g latte 
mezzo baccello vaniglia
4 tuorli d'uovo
40 g zucchero semolato
45 g farina debole

Per lo streusel:
50 g burro leggermente salato
50 g zucchero cassonade 
65 g farina di nocciole
50 g farina debole
un pizzico abbondante di fior di sale


Per la pâte sucrée. Mescolare il burro con la foglia fino ad ottenere la consistenza pomata. Aggiungere le foglie del timo limonato, aggiungere lo zucchero a velo, la farina di mandorle, le uova e il sale, mescolare ancora, quindi unire la farina in due volte. Continuare a mescolare fino ad ottenere una consistenza liscia ed omogenea, coprire con pellicola alimentare e fare freddare almeno tre ore in frigorifero. 



Per il fondo della tarte. Stendere la pasta a mezzo cm di spessore, disporre dentro un cerchio da pasticceria (meglio se micro forato) appena unto di burro, eliminare con un coltello affilato l'eccedenza di pasta dai bordi. Fare freddare bene in frigorifero o meglio in abbattitore, quindi infornare a 170° C per 15-20 minuti, fino a colorazione bionda.


Per la crema pasticcera. Fare riscaldare il latte con i semi e il baccello di vaniglia, fino al primo bollore. Fare raffreddare lasciando in infusione per 15 minuti circa. Mescolare i tuorli con una frusta, quindi aggiungere lo zucchero e mescolare fino a farli imbianchire senza incorporare troppa aria, aggiungere la farina setacciata e mescolare. Filtrare il latte, quindi aggiungerne metà al composto di uova, mescolare bene e riportare tutto sul fuoco sempre continuando a mescolare. Fare bollire per due minuti, quindi versare in una ciotola pulita, coprire con pellicola a contatto e fare freddare il più velocemente possibile, in abbattitore o a bagnomaria in un bagno di acqua e ghiaccio.



Per il burro di mandorla al caffè. In una ciotola, amalgamare con la frusta il burro ben morbido con la farina di mandorle. Aggiungere la crema pasticcera, lo zucchero a velo, il rum e il caffè disidratato. Mescolare ancora fino ad ottenere una crema omogenea.

Per lo streusel. Mescolare insieme le polveri e unire il burro leggermente salato a pezzi. Lavorare con le mani fino a formare delle grosse briciole, senza arrivare ad ottenere una pasta. Fare freddare in frigorifero, quindi infornare le briciole a 160° per 15-20 minuti circa.

Sbucciare le banane e tagliarle in fette da 1,5 cm. In una padella fare fondere il burro a fuoco dolce, aggiungere lo zucchero vergeoise e il succo di limone. Mescolare con una spatola, aggiungere i semi del baccello di vaniglia e il fior di sale, aspettare dieci secondi e versare sulle banane. Aggiungere le foglie di timo limonato, fare freddare.

Con un sacà poche disporre il burro di mandorle al caffè sul fondo della tarte all'altezza di mezzo centimetro. Disporre in circolo le fette di banane e terminare con lo streusel, qualche foglia di timo limonato e una spolverata di zucchero a velo.



lunedì 3 agosto 2015

Baci panteschi

Un bacio è unʼemozione gentile. 

Sono parole rotonde in una metrica antica. 
Il regalo di una vita, senza biglietto dʼaccompagnamento. 
Più di un amore, è la sua promessa. 
La musica profumata di unʼestate in montagna. 
Un tempo puntuale che non ammette possibilità di deroga. 
Una danza incantata per caviglie eleganti. 

È unʼentità idealmente complessa, e grammaticalmente peculiare. 
Perde di vigore, al singolare, e acquista sentimento, se viene declinato. 
Perché un bacio è una cosa meravigliosa. 
Ma più baci... sono la porta del paradiso. 

Così sono i baci panteschi: sempre plurali. 
Morbidi e croccanti, caldi e freddi, freschi e ricchi insieme. 
Hanno tratti caratteriali importanti, che incontrano il proprio opposto e si amplificano senza annullarsi. 
Sono lʼunione di due anime sobrie che insieme danno vita ad un dolce sontuoso. 
Lʼordinario che diventa straordinario solo per il gusto di stare insieme. 
Come dire... la sintesi di un matrimonio perfetto.


Per le frittelle: 
4 uova 
300 g farina 
350 g latte 
4 g lievito di birra 
olio di semi 
zucchero a velo 

Per il ripieno: 
300 g ricotta 
1 cucchiaio di zucchero o poco più, a seconda della ricotta 
la scorza grattugiata di ½ limone biologico

Per il ripieno. Unire lo zucchero alla ricotta e setacciare la crema, quindi aggiungere la scorza di limone grattugiata e fare riposare in frigorifero. 
Preparare una pastella fluida e senza grumi amalgamando tutti gli ingredienti in una capace terrina. Scaldare in una pentola abbondante olio di semi e immergervi lʼapposito ferro per le frittelle, quindi tuffarlo nella pastella e di nuovo nellʼolio caldo, finché la frittella non si stacca da sola e comincia a gonfiarsi. Poggiare le frittelle su carta assorbente, farcirle con il ripieno, accoppiarle a due a due per formare i baci e spolverarle di zucchero a velo. Servire caldi, col ripieno fresco: il contrasto di temperature vale da solo metà del biglietto.

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