Mi presento agli utenti e ai visitatori di questo blog. Mi chiamo Gaetano e sono il marito di Alessandra, e in queste righe vorrei parlarvi di cosa è, dal mio punto di vista, Piccola Pasticceria Sperimentale e di come ho vissuto la nascita del blog.
Piccola Pasticceria Sperimentale nasce dalla sfrenata passione di mia moglie per l’arte culinaria e dal suo talento innato per la scrittura, dalla sua voglia di condividere le proprie esperienze e dalla necessità di farlo coinvolgendo le persone a lei più care, e per mia fortuna posso essere annoverato tra queste.
Per la verità, finora, il mio contributo a questo blog si è limitato alla sola registrazione del dominio e all’impostazione dell’interfaccia grafica. Forse ho anche suggerito il nome, ma ne abbiamo discusso così a lungo prima di farlo, che in realtà non sono neanche sicuro che sia stato una mia idea.
Pensate un po’, non sono neanche riuscito a registrarmi come primo utente, perché prima di me lo ha fatto Eleonora, la più cara amica di Alessandra.
Per cercare di recuperare terreno ho pensato di preparare un testo che riassuma per intero mesi e mesi di riflessione tra il sottoscritto e Alessandra attorno al concetto di Piccola Pasticceria Sperimentale, prima ancora che questo si trasformasse in blog.
Ed ecco cosa ho da dirvi.
«Française Marie-Antoine Carême, fondatore della moderna arte dolciaria, all’inizio del XIX secolo scrisse: “Le belle arti sono cinque: pittura, scultura, poesia, musica e architettura, e la principale branchia di quest’ultima è la pasticceria”.
La rivoluzione artistica del ventesimo secolo ha avuto il merito di considerare l’arte non più come oggetto di culto da museo, ma come prodotto artistico alla portata di un pubblico più ampio, i cui contenuti prendono forma dal panorama quotidiano che ci circonda. Nel ventunesimo secolo, invece, è il design, come massima espressione del senso estetico di un prodotto, ad acquistare importanza artistica: l’oggetto, disegnato secondo criteri di stile, utilità ed economia di riproduzione, diventa il protagonista dell’immaginario collettivo, promuovendo l’abolizione dei confini tra le arti in favore di un’interdisciplinarità e di un interconnessione tra i saperi.
Nell’attuale panorama culturale il cibo gioca un ruolo importante. Gran parte della nostra vita è scandita, accompagnata e, per così dire, “circondata” dal cibo e il connubio arte–cucina viene sempre più proposto allo scopo di esaltare le peculiarità della cucina moderna come specchio della realtà contemporanea.
“L’esperienza quotidiana” del cibo, sottratta almeno in parte alla sua funzione esclusivamente nutritiva e collocata in una dimensione più propriamente simbolica, è dunque connessa a una moltitudine di significati e di valori che spesso interagiscono con altri campi ed esperienze.
I problemi e le questioni inerenti il design e il “fare esperienza” hanno ampliato l’importanza della problematica alimentare e in questo contesto l’estetica, in quanto scienza della sensibilità, può offrire un grande contributo. L’estetica, infatti, appare come la scienza delle qualità per eccellenza e, come tale, reclama il diritto di annoverare tra i suoi oggetti di studio anche l’esperienza del cibo in tutti i suoi molteplici aspetti.
“Curare l’estetica” è un modo di dire che richiama sensibilità e attenzioni verso forme, modalità di espressione o di rappresentazione negli ambiti più diversi, ma in tutti questi ambiti il termine “estetica” sta ad indicare “buon gusto”. Dunque, essere attenti all’estetica significa avere sensibilità per qualità e bellezza, per la buona e piacevole reazione dei sensi a determinati oggetti o esperienze.
Viviamo oggi, come molti sostengono, una “età estetica” che riguarda ogni aspetto della vita quotidiana e un’estetica del cibo rientra in quelle che possono essere definite come “estetiche del quotidiano”.
Se è corretto sostenere che un’estetica del cibo può avere a che fare con la vista - ed è in questo senso che spesso viene problematizzato il rapporto tra cucina e arte, inteso come la capacità di elaborare pietanze complesse da realizzare e belle da vedere - tuttavia essa non si riferirà in modo particolare solo alla vista. Studiare il cibo esteticamente, infatti, significa studiarlo attraverso una griglia sensoriale.
Le scelte cromatiche, l’elaborazione delle forme, i rapporti tra gli ingredienti, legittimano l’estetica ad affrontare la questione del cibo nella sua integralità sensoriale. Occuparsi di cibo da una prospettiva estetica significherà dunque trattare la scienza della sensibilità nel senso più vasto possibile, mettendo in relazione bello e buono.
Il cibo, in definitiva, così come qualsiasi prodotto di design, nasce per soddisfare un'esigenza “polisensoriale” dell'uomo e, nel suo contesto più esplicitamente creativo, l’arte pasticcera è vista come una delle massime espressioni della vita estetizzante. In questo contesto si colloca senza alcun dubbio Piccola Pasticceria Sperimentale, che basa le sue regole sull'applicazione di norme derivate dalle arti visive combinate con il “polisensoriale”, alla ricerca di quella soluzione unica che renda il prodotto una perfetta combinazione di gusto, consistenza e design.
Creatività, qualità, tradizione e stile sono gli ingredienti essenziali che caratterizzano l’arte pasticcera secondo il modello di Piccola Pasticceria Sperimentale».
1 commento:
Non sapevo che Piccola Pasticceria Sperimentale fosse tutte queste cose belle secondo mio marito.
Che il mio cibo fosse "un prodotto di design, nato per soddisfare un'esigenza polisensoriale".
Non avevo idea di cosa pensasse di questa mia avventura nell'etere e giuro che ho pubblicato il suo post senza nemmeno leggerlo, proprio come mi aveva chiesto di fare.
Mi bastava il suo sorriso compiaciuto quando mi vedeva trafficare in cucina ad orari assurdi, solo per provare una nuova ricetta, o per perfezionarne una vecchia.
Mi bastava contenderci la proprietà della macchina fotografica, e poi vederlo annuire mentre osserva le mie foto con aria soddisfatta.
Mi bastava solo questo.
Ma adesso che scopro tutto questo... adesso... è davvero molto meglio!
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