Manca, il mare.
La sua quieta presenza, la fragorosa assenza.
L'incessante sciabordare.
L'immutabile restare.
Manca nell'ossimoro della sua stessa essenza.
Nella bianca luce d'inverno, a rinfrancare i pensieri.
Nella canicola dorata, a silenziare amori leggeri.
Manca quando è sera, nelle nari.
E di giorno, per tutti gli anniversari.
Manca, il mare, e non c'è niente da fare.
Se lo senti davvero, ti lascia ansimare.
Per la pasta sablée alle mandorle:
220 g burro morbido
100 g zucchero a velo
50 g zucchero semolato
50 g mandorle in polvere
1 pizzico di sale
2 uova
370 g farina debole
Per la crema al limone, lime e basilico:
20 g basilico
390 g burro
8 g gelatina
200 g succo di limone
6 cucchiai succo lime
6 uova
280 g zucchero semolato
Per la glassa:
8 g gelatina
100 g acqua
100 g succo di lime
90 g zucchero semolato
la scorza di un lime grattugiata
Per terminare:
qualche foglia di basilico
qualche spicchio di lime
Per la pasta sablée alle mandorle. Nella ciotola della planetaria unire il burro allo zucchero, il sale e la farina di mandorle. Unire l'uovo, poco alla volta, sempre impastando. Infine aggiungere la farina, tutta insieme, e amalgamare gli ingredienti senza lavorarli troppo. Formare un panetto, coprire con pellicola e fare riposare in frigorifero per ventiquattr'ore. Dopo aver fatto riposare la sablée, stenderla ad uno spessore di 3 mm, rivestire gli anelli forati (per me 2 da 22 cm, ma avanzerà molta pasta da utilizzare in seguito) e fare freddare in frigorifero. Cuocere in bianco a 160° C per 15 min ca, poi scoprire i gusci e terminare la cottura fino a colorazione, per altri 10 min ca. Fare freddare su una griglia.
Per la crema al limone, lime e basilico. Reidratare la gelatina in acqua fredda. In una pentola scaldare il succo di limone e lime. Sbattere le uova con una frusta, aggiungervi lo zucchero, versarvi sopra il succo caldo e riportare sul fuoco, sempre mescolando. Quando avrà raggiunto il bollore, allontanare dal fuoco e unire la gelatina reidratata e il burro. Emulsionare la crema con un frullatore ad immersione. Lavare il basilico, sfogliarlo, avvolgere le foglie su se stesse e tagliarle a strisce sottili con un coltello in ceramica. Aggiungere il basilico alla crema, mescolare e versare la crema nei gusci di pasta sablée ben raffreddati. Passare le crostate in freezer per qualche ora.
Per la glassa. Reidratare la gelatina in acqua fredda. Portare a bollore l'acqua e il succo con lo zucchero. Allontanare dal fuoco, aggiungere la gelatina reidratata e la scorza di lime e lasciare intiepidire. Spennellare la glassa sulla torta e fare freddare in frigo.
Per terminare. Al momento di servire, terminare con qualche foglia di basilico e qualche spicchio di lime.
martedì 22 gennaio 2019
giovedì 17 gennaio 2019
Biscotti al cioccolato bianco e composta di rabarbaro e vaniglia
È un giorno un po' strano.
La luce sa di zucchero filato e nell'aria c'è un chiaro bisogno di letteratura buona.
Rileggo Lolita, e penso che i russi hanno sempre ragione.
It was love at first sight, at last sight, at ever and ever sight.
La prima volta che ho letto Nabokov ho pensato che si potesse morire per un amore così.
Oggi penso, esattamente per lo stesso motivo che l'imperativo sia vivere, e certo questo rende tutto un po' più complicato.
Rabarbaro e cioccolato, è l'unica soluzione.
Per i biscotti:
250 g burro morbido
165 g zucchero semolato fine
1/2 bacca di vaniglia
1 tuorlo d'uovo
150 g cioccolato bianco
335 g farina debole macinata a pietra
Per la composta di rabarbaro:
350 g rabarbaro pulito
La luce sa di zucchero filato e nell'aria c'è un chiaro bisogno di letteratura buona.
Rileggo Lolita, e penso che i russi hanno sempre ragione.
It was love at first sight, at last sight, at ever and ever sight.
La prima volta che ho letto Nabokov ho pensato che si potesse morire per un amore così.
Oggi penso, esattamente per lo stesso motivo che l'imperativo sia vivere, e certo questo rende tutto un po' più complicato.
Rabarbaro e cioccolato, è l'unica soluzione.
Per i biscotti:
250 g burro morbido
165 g zucchero semolato fine
1/2 bacca di vaniglia
1 tuorlo d'uovo
150 g cioccolato bianco
335 g farina debole macinata a pietra
Per la composta di rabarbaro:
350 g rabarbaro pulito
220 g zucchero semolato fine
1/2 bacca di vaniglia
2 cucchiai acqua
Per la composta al rabarbaro e vaniglia. Tagliare il rabarbaro in pezzi da 2 cm, quindi posizionarli in una pentola sul fuoco insieme allo zucchero, ai semi della vaniglia e all'acqua. Portare a bollore e fare ridurre per 10 quindici minuti ca, sempre mescolando. Allontanare dal fuoco e fare freddare.
Per i biscotti. Unire lo zucchero al burro morbido nella ciotola della planetaria, o in una boule, e montare bene con lo scudo. Aggiungere i semi della vaniglia, il tuorlo d'uovo, il cioccolato fuso, poi la farina setacciata e mescolare il tutto, fino ad ottenere un impasto omogeneo. Avvolgere il panetto con la pellicola e fare riposare in frigorifero per un paio d'ore.
Quando il composto il panetto avrà riposato, prelevare delle piccole quantità, intorno ai 16 g, e ricavarne delle palline. Disporre le palline su due teglie coperte con carta da forno, lasciando loro lo spazio per allargarsi in cottura. Realizzare al centro di ognuna un piccolo incavo con il pollice e riempirlo con mezzo cucchiaino di composta al rabarbaro e vaniglia. Infornare a 160° C fino a colorazione, per 12-15 min ca.
mercoledì 9 gennaio 2019
Crema pasticcera al pistacchio e savoiardi
C'è un momento preciso, durante la giornata, tra le otto del mattino e chissà quando, in cui tutto tace.
Senza un apparentemente motivo logico, il telefono smette di vibrare.
Il flusso di posta si interrompe.
Anche i bambini, inopinatamente, fanno silenzio.
Non dura molto, ma ha la solennità delle cose eterne.
È un dono, insperato, nel trambusto quotidiano.
La linfa vitale di interi giorni di caos.
Basta aggrapparsi al silenzio dei piccoli spazi per sopravvivere al rumore dei grandi cambiamenti.
Io, oggi, lo faccio così.
500 g latte intero fresco
1/2 baccello di vaniglia
200 g tuorli
50 g amido di riso
350 g zucchero
2 cucchiai pasta pura di pistacchio
Per i savoiardi:
90 g farina
150 g albumi
125 g tuorli
125 g zucchero
38 g fecola
zucchero a velo o semolato q.b.
Per terminare
pistacchi sgusciati, pelati, tostati e tritati grossolanamente
90 g farina
150 g albumi
125 g tuorli
125 g zucchero
38 g fecola
zucchero a velo o semolato q.b.
Per terminare
pistacchi sgusciati, pelati, tostati e tritati grossolanamente
Per i savoiardi. Montare i tuorli con 2/3 dello zucchero e gli albumi a parte, con lo zucchero restante. Mescolare la farina e la fecola, setacciarle e incorporarle ai tuorli montati, avendo cura di non sgonfiare il composto. Unire delicatamente la meringa. Versare in una leccarda foderata con carta da forno, spolverizzare con zucchero a velo o semolato e cuocere a 180° fino a colorazione.
Per la crema pasticcera al pistacchio. Portare a bollore il latte con i semi di vaniglia. In una boule rompere i tuorli, quindi aggiungere lo zucchero e l'amido di riso mescolando bene senza incorporare aria. Versare il latte bollente sui tuorli mescolando con una frusta, quindi riportare sul fuoco diretto, o a bagnomaria, e mescolare finché la crema non risulti ispessita. Allontanare dal fuoco, aggiungere le pasta pistacchio e mescolare bene. Trasferire in un contenitore pulito, coprire con pellicola a contatto e immergere in un bagnomaria di acqua e ghiaccio. Appena la temperatura sarà scesa, trasferire in frigorifero e fare freddare il più velocemente possibile.
Per la presentazione. Quando la crema si sarà freddata, trasferire in un sac à poche e dressare nei bicchieri. Terminare con granella di pistacchio sgusciati e tostati e accompagnare con due (o mille) savoiardi.
Mangiare senza compagnia.
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