lunedì 25 giugno 2012

Mousse au chocolat

Una giornata ontologicamente infame, quella di oggi.
Scientificamente concepita per garantire una massiccia dose di malumore a chi ne fosse per natura sprovvisto.


Questo è un lunedì in piena regola.
Una montagna di lavoro arretrato.
Un ameno mal di schiena.
Valanghe di stupide commissioni da sbrigare.
Una tensione mica da ridere.
La certezza quasi matematica che avrò poco tempo da dedicare al mio amore.


Ma... ho studiato un antidoto, questa volta, e arrivo preparata.
Farò un po' di sport, stasera, con gli amici di sempre, quelli che sanno di cene in cucina e chiacchiere a notte fonda.

Smaltirò il lavoro arretrato, ché la giornata è lunga e la dedizione non mi è mai mancata.
Conserverò il mio mal di schiena, ma fornendogli almeno la scusa per affermarsi con dignità.
Rimanderò le mie commissioni ad libitum, al di là di ogni ragionevole tempo utile per sbrigarle.
Ignorerò la tensione, dimenticando di averla mai accumulata.
Porterò il mio amore negli occhi, nelle mani e nel cuore e per oggi, ma solo per oggi, andrà bene così.




125 g cioccolato fondente 70%
50 g burro
2 tuorli
3 albumi
20 g zucchero


Fondere il cioccolato a bagnomaria, aggiungere il burro e allontanare dal fuoco. Fare intiepidire il composto e unire i tuorli. Montare a neve gli albumi con lo zucchero e incorporarli delicatamente. Fare freddare in frigo per un paio d'ore. Terminare con riccioli di cioccolato e zucchero al velo.

Mangiare con incurante buonumore.

giovedì 21 giugno 2012

Madeleine di semola e pistacchi

Carpe diem, quam minimum credula postero.
Mi sembra dicesse così un certo Quinto Orazio Flacco.


La novità assoluta, oggi, non è che la vita è breve, e nemmeno che è bella, ché anche questa mi sembra di averla già sentita da qualche parte.

La notizia dell'ultim'ora, superati i trenta, è scoprire che la vita è mia. 
Che posso farne quello che voglio.
Che posso andare in qualsiasi direzione.
Che sono una donna libera.

Che posso rendere conto ad uno scricciolo di 100 cm e all'amore per un uomo un filo più alto, e infischiarmene di tutto il resto.
Che ho abolito i sensi di colpa, e non ne sento la nostalgia.
Che un lavoro, a volte, è solo un lavoro.
Che un amore è sempre un progetto.
Che il pelo del mio cane è sempre il posto migliore in cui affondare le dita.

E che stasera sono felice.



120 g semola
500 g latte
75 g zucchero
20 g burro
1 uovo e 1 tuorlo
40 g pistacchi tostati
la scorza di un limone biologico


Fare bollire il latte con la scorza del limone, versare la semola a pioggia e cuocere per dieci minuti mescolando spesso. Aggiungere lo zucchero e i pistacchi tritati, continuare a cuocere per cinque minuti. Allontanare dal fuoco, aggiungere il burro e, quando il composto si sarà freddato, anche le uova.
Versare nello stampo per madeleine e infornare a 180° per 25 minuti.

Mangiare con spudorata felicità.

lunedì 18 giugno 2012

Crostata di albicocche

Il sole che picchia allo zenit non è mai gratis, da queste parti.

Mi spezza il fiato sul più bello, mentre corro.
Mi riempie il viso di lentiggini, e lo sguardo di imbarazzo.
Mi ricorda il sangue normanno e la pelle più che delicata.

Ma mi fa anche pensare al personalissimo modo che ho di propiziare un cielo blu, e mi mette incredibilmente di buon umore.
Perché l'amore è una cosa seria, che richiede un allenamento costante.
E io, sul più bello, non ho nessuna intenzione di lasciarmi spezzare il fiato.



300 g pasta frolla
600 g albicocche biologiche
4 cucchiai brandy
6 amaretti
2 cucchiai mandorle in scaglie

Lavare e scolare le albicocche, tagliarle a metà, metterle in una padella con lo zucchero e il brandy e farle cuocere qualche minuto finché saranno morbide, ma ancora integre.
Rivestire con la frolla uno stampo da crostata, bucarne il fondo con i rebbi di una forchetta e coprirlo con uno strato di amaretti sbriciolati. Adagiare sopra le
albicocche scolate, cospargere con le mandorle in scaglie e gli amaretti restanti.
Infornare a 180° per 30 minuti.

Mangiare con un pizzico di superstizione.

venerdì 15 giugno 2012

Gelatine al cocco e mirtilli

Sarà l'estate che si avvicina.
Questa strana inquietudine nelle gambe.
Questo formicolio alla base del collo.
Questa irragionevole e smodata voglia d'amare.

Sarà il caldo, che scioglie il malumore e riscalda i pensieri.
O forse l'acqua salmastra che, ad averla vicino casa, ci lambisce i sensi, e non solo a giugno.
Saranno tutte queste cose insieme a rendere l'aria friccicarella e le ginocchia sensibili. 


Perché d'estate tutto è permesso.
Le mani si fermano e spontaneo si allarga il sorriso.
La schiena si distende, ed esige il suo tributo di attenzioni.
I desideri prendono coscienza di sè e pretendono di uscire da casa, per diventare adulti.

Perché d'estate, si sa, è peccato che sia peccato.



150 g cocco rapè
8 g gelatina in fogli
2 cucchiai zucchero
40 g zucchero a velo
200 g mirtilli

Coprire il cocco rapè con 7 dl di acqua calda, frullarlo e lasciarlo in infusione fino a raffreddamento. Filtrare con un colino a maglie fitte raccogliendo il latte di cocco in una terrina.
Lavare e asciugare i mirtilli, coprirli con lo zucchero e farli riposare in frigorifero.
Reidratare la gelatina in acqua fredda e ghiaccio e sciogliere in poco latte di cocco riscaldato, poi unirla al restante latte di cocco insieme allo zucchero a velo. Mescolare bene fino ad ottenere un composto omogeneo, unire i mirtilli, versare il composto in stampini monoporzione e fare freddare in frigorifero per una notte. 
Decorare con mirtilli, menta e cocco in cubetti.

Mangiare con estivo buonumore.

lunedì 11 giugno 2012

Biscotti al cocco

Cose che riesco a fare per trentacinque minuti di fila, senza pensare di aver perso tempo:
  • correre finché non mi scoppia il cuore, perché un minuto in più proprio non riesco a reggerlo;
  • pensare al mio amore, quando è lontano, e sentirlo comunque in tutte le cose;
  • leggere quella vecchia raccolta di Wislawa Szymborska, prima di andare a letto, e scoprire ogni volta nuove virgole rivoluzionarie;
  • mangiare del cioccolato, ma solo se è Valrhona e solo se lo faccio in buona compagnia;
  • guardare un film di Gianni Amelio, anche se sono sola o se non sono in buona compagnia;
  • restare in silenzio con la mia amica di sempre, ché con lei le parole non sono mai state un requisito necessario;
  • osservare mia figlia mentre dorme, e chiedermi basita da dove venga tanta scomposta perfezione;
  • osservare i devastanti effetti della gotta sui piedi di mia madre, e chiedermi basita quanto amore sia possibile al mondo per renderli ogni giorno felici di recarsi all'asilo al posto mio.

300 g farina 
200 g burro pomata
120 g zucchero
100 g cocco rapé
2 tuorli
1 pizzico di sale

Lavorare il burro con lo zucchero, aggiungere i tuorli e la miscela di farina, cocco e sale. Coprire la frolla con la pellicola trasparente e fare freddare in frigo.
Formare dei bastoncini di 10 cm di lunghezza e piegarne le estremità a ferro di cavallo. Infornare a 180° per 20 minuti circa.

Mangiare solo se si è molto innamorati.

lunedì 4 giugno 2012

Bavarese alle fragole

Credo di aver inseguito questo sapore per anni, per lustri forse.

Poi, quando avevo ormai deciso di abbandonare la ricerca e di riporlo tra le cose più care, in fondo ai ricordi ed in cima al cuore, bello come quell'amore di gennaio che proprio non ti aspettavi, eccolo tornare all'improvviso, sulle mie labbra e nella mia vita.
Il sapore del Fior di fragola...
E dire che non mi piaceva nemmeno tanto quel gelato, con la sua copertura di frutta su un semplice ripieno di panna.
Però i miei nonni lo compravano per me in confezioni da sei, e tanto basta a renderlo oggi uno dei sapori più buoni del mondo.

Lo mangiavamo insieme, nelle pause, dividendolo da buone amiche quali siamo sempre state.
Lei i primi due o tre morsi, a rompere l'incanto preconfezionato, e poi ancora gli ultimi, quando restava solo uno zoccolo duro di fragola e io ero già sazia dopo quell'infinita distesa di panna.
Tra un giambo e un ditirambo, discutendo di massimi sistemi e di minimi amori, mi consigliava di non ricalcare le sue orme, e di non consacrare la mia vita al sacro fuoco delle lettere.

Oggi che dai quei Fior di fragola sono passati quasi venti anni e che io, senza grande criterio, alle Arti del Trivio ho deciso di dedicare i miei studi e di consegnare la mia anima, quei pomeriggi con la zia rimangono senza dubbio i migliori della mia vita.


500 g latte
400 g fragole
400 g zucchero
4 tuorli
4 g gelatina 
600 g panna fresca

Scaldare il latte in un pentolino e reidratare la gelatina in acqua fredda e ghiaccio. Montare i tuorli con lo zucchero, aggiungere il latte caldo e la gelatina reidratata. Fare intiepidire la crema, poi unire le fragole frullate e la panna semimontata.
Versare il composto negli stampi prescelti e fare freddare in frigorifero per almeno 4 ore.

Mangiare con la soddisfazione che segue ad una corsa perfetta.